giovedì 9 giugno 2022

Un parco ci vuole

Sabato 11 giugno a Bovino alle ore 17:00, presso il Museo civico "Carlo Gaetano Nicastro", si terrà un importante convegno per discutere l'istituzione del Parco Regionale dei Monti Dauni Meridionali.




mercoledì 8 giugno 2022

CHI HA PAURA DI LILIANA ROSSI

Liliana Rossi
Ricorre quest'anno il novantesimo anniversario della nascita di Liliana Rossi. Dopo un lavoro di riqualificazione necessario da tempo, il 2 giugno è stato riaperto a Bovino, il suo paese natale, il bel parco nell'antico quartiere Portella a lei dedicato da oltre venticinque anni. Il sindaco ha pronunciato per l'occasione un discorso sulla Costituzione, vista la fortunata e quanto mai opportuna combinazione fra l'inaugurazione del giardino e la Festa della Repubblica, che ha il suo centro proprio nel ricordo e nella memoria attiva della nostra Carta fondamentale. Liliana Rossi è stata un'attivista politica e sindacale che negli anni Cinquanta del secolo scorso si è impegnata per migliorare la condizione bracciantile e femminile in Capitanata. È stata fra le primissime donne a candidarsi alle elezioni in una provincia molto periferica della neonata Repubblica, un'area tormentata dalle lotte per la distribuzione della terra che hanno visto in Giuseppe Di Vittorio il protagonista e l'ispiratore più importante. Per il suo impegno fu avversata dalla Chiesa, tanto che alla sua morte, a soli 23 anni, le fu rifiutato il funerale cattolico. Ad Ascoli Satriano, però, dove aveva vissuto dopo il trasferimento della famiglia da Bovino, le donne che erano state aiutate da lei improvvisarono un corteo vestite di bianco, per piangere la giovane che solo due mesi dopo avrebbe dovuto sposarsi.
Liliana Rossi è stata una costituzionalista che, formatasi all'università di Napoli, ha lavorato nella scuola del professore e senatore democristiano Alfonso Tesauro, relatore nel 1953 della famosa legge elettorale che Calamandrei definì "legge truffa". Quell'esperienza l'ha messa in contatto col cuore pulsante del dibattito giuridico-politico del suo tempo, definendo il suo profilo di studiosa e anche di donna di parte. Nonostante la differenza di posizione ideologica, Tesauro la volle fortemente al suo fianco, avendone intuito per tempo ingegno e competenza. Rossi, infatti, dedicò alla Carta costituzionale diversi lavori e saggi su temi sensibili e spinosi, concentrandosi da un lato sulla questione della libertà religiosa nella Costituzione, su cui tanto aveva dibattuto l'Assemblea costituente, dall'altro sulla grande incognita degli enti locali, la cui realizzazione era in un certo senso la scommessa della Costituzione per il futuro, tenendo conto che l'istituzione delle Regioni sarebbe avvenuta solo nel 1970.
Un circolo virtuoso, insomma, l'inaugurazione del parco intitolato alla costituzionalista Liliana Rossi il 2 giugno per la Festa della Repubblica, e quindi della Costituzione. Sembrerebbe proprio l'occasione perfetta per avviare meritate celebrazioni dei novant'anni di questa donna memorabile. Invece, non solo il manifesto che annunciava l'iniziativa, e l'impegnato discorso del sindaco non hanno fatto riferimento a questa figura alla quale Michele Placido ha dedicato il film Del perduto amore, ma perfino la targa con la denominazione ufficiale del toponimo è sparita. È da tempo in corso, da parte dell'Amministrazione comunale di Bovino una crociata contro di lei avviata con il diniego dell'intitolazione al suo nome del locale istituto comprensivo, dopo che il Consiglio d'istituto ne aveva votato all'unanimità la denominazione, con l'approvazione dell'Ufficio scolastico regionale. Appena eletto, il primo cittadino bovinese partecipò di sua iniziativa a una giornata di studio su Liliana Rossi organizzata dalla locale sezione dell'Archeoclub. In quell'occasione, nella quale si discusse dei suoi scritti, della sua storia e quindi della storia del Sud agrario e rurale fra anni Quaranta e Cinquanta, con il contributo essenziale del fratello di Liliana, lo studioso Angelo Rossi, il sindaco si dichiarò desideroso di contribuire attivamente al meritorio proposito di sollevare dall'oblio il nome di questa concittadina illustre. Iniziò subito rifiutando perfino la semplice apposizione di una pietra d'inciampo, accampando scuse relative ai vincoli sul centro storico, mentre è noto che pietre d'inciampo, della grandezza di un sampietrino, sono presenti in centri storici di ben altro prestigio che la vecchia Bovino, come Roma, Bologna, Bari. Ed è anche noto che sul rigore dei vincoli nel centro storico la sua amministrazione si è regolata, per usare un eufemismo, a geometrie variabili.
In tutta Italia è attiva una campagna per l'intitolazione dei luoghi alle donne meritevoli di essere ricordate, in considerazione del fatto che solo il 7 per cento della toponomastica nazionale le nomina. L'Anci spinge in questa direzione, l'Associazione per la toponomastica femminile monitora i progressi. Ad Ascoli Satriano è stata dedicata a Liliana Rossi la pinacoteca civica, a Rutigliano una scuola. In tutta la nostra regione si lavora a ogni livello per superare la distanza fra uomini e donne in termini di prestigio percepito, invece a Bovino si cancella un nome importante, in una dinamica di scontro politico interno della cui bassezza non è giusto che paghi il prezzo la memoria di una donna vissuta di studio e di militanza per i diritti delle donne. Cancellarne il nome è un segno di paura, di fragilità culturale, di violenza, di difficoltà a costruire una memoria e una identità alte ad uso delle nuove generazioni. È in atto dappertutto una vera e propria guerra delle memorie, di cui la toponomastica è diventata una parte importante. Eppure sarebbe necessario comprendere, soprattutto in certe realtà più isolate, più sottoposte a trasformazioni epocali che le vedono a rischio di sparizione o di gentrificazione integrale (in parte le due opzioni coincidono) che valorizzare esempi culturali positivi, la cui portata va ben al di là dei confini di campanile, può aiutare a generare comunità, a rompere lo stereotipo del turismo contadino a tutti i costi, a dare forza alle generazioni più giovani. Senza contare la responsabilità storica di custodire e rendere disponibile il pensiero giuridico e l'azione politica e sociale di Liliana Rossi.

L'inaugurazione del parco è stata davvero un'occasione mancata per ragionare di Costituzione e del ruolo delle donne nella storia repubblicana nel nome di Liliana Rossi, invece si è preferito rimuovere, cedendo all'incultura, alle beghe paesane. Per cancellare un toponimo, però, non basta una picconata, nello stato di diritto. Sono necessari provvedimenti amministrativi degli organi competenti motivati e partecipati dalla cittadinanza: anche per le amministrazioni più disinvolte.
Ricordo che la vecchia targa era lesionata e anche poco leggibile. Sarebbe bello pensare che è solo in rifacimento, e che nei prossimi giorni ne compaia una nuova, sul suo paletto in ferro battuto. E che per i suoi novant'anni Liliana Rossi possa ricevere davvero i riconoscimenti che troppo tempo attende.